giovedì, Marzo 28 2024

Vi è mai capitato di soffrire d’inappetenza? Quindi non solo di non aver voglia di mangiare ma di non riuscirci proprio, di avere lo stomaco completamente chiuso. A volte può manifestarsi anche come una sorta di repulsione. La perdita di appetito è a tutti gli effetti un disturbo alimentare.

Come se ne viene fuori? Come si aiuta una persona che di punto in bianco smette di mangiare? Perché accade? Cercheremo di rispondere a queste domande.

Inappetenza: sintomi e cause

La perdita di appetito, se perdura nel tempo, comporta cali di peso, di forza e deperimento. Il cibo non è solo piacere è soprattutto energia per vivere.

Alla base dell’inappetenza solitamente vi è un disagio, un malessere psichico, non in tutti i casi naturalmente perché possono esservi anche problemi di natura fisica.

Vediamo dunque le cause dell’inappetenza:

  • fisiche: magari si tratta di un periodo particolarmente stancante o il cambio di stagione;
  • patologiche: riguarda sempre la sfera fisica ma si tratta di una causa che va a toccare le malattie che colpiscono l’organismo, quindi un periodo di malessere fisico. Il cancro è un esempio comune, ma lo sono anche le malattie epatiche e renali, la BPCO o l’HIV;
  • psicosomatiche: ovvero si è stressati o in ansia o irrequieti ed il corpo rifiuta il cibo;
  • psichiatriche: depressione, anoressia e traumi sono alcune delle cause che coinvolgono la psiche e scatenano la perdita dell’appetito.

Nel caso dei bambini fra le cause più comuni abbiamo la dentizione, il cambio di stagione ma anche un fattore genetico per cui magari i genitori da piccoli soffrivano d’inappetenza che si è trasmessa ai figli.

Anche negli anziani sono frequenti i casi di perdita dell’appetito, in linea di massima molto spesso si tratta di disagio psicologico più che fisico. Delle volte, questo è un fattore da non sottovalutare, si è costretti ad assumere farmaci che alterano il gusto rendendo spiacevoli i sapori del cibo, è bene parlarne con il medico.

Nel caso degli adolescenti potrebbe trattarsi di bulimia o anoressia, occorre osservare attentamente il ragazzo/a.

Occorre fare distinzione fra:

  • episodi sporadici, ovvero può capitare di tanto in tanto in caso magari di particolare stanchezza;
  • episodi di lunga durata: in caso di serie malattie patologiche o per casi di ansia e depressione o anoressia ed in questo caso l’individuo non può o non vuole assumere cibo per prolungati periodi;

Ecco dunque quali sono le domande che occorre porsi in caso si abbia a che fare con una persona che smette di mangiare, grande o piccola che sia:

  • Da quanto tempo non mangia? E’ già capitato in passato?
  • Ci sono delle cause fisiche?
  • Presenta segni di disagio emotivo?
  • Come si rapportano le persone attorno (esigono che mangi, lo sgridano o gli fanno pressioni)?
  • La persona assume farmaci?

Perdere l’appetito per un breve periodo, non rappresenta necessariamente un grande pericolo, ma se il tempo passa e l’inappetenza no, si può andare incontro a:

  • chetosi, ovvero vengono attaccati i muscoli come riserva di glucosio
  • carenze di forza
  • spossatezza
  • deconcentrazione mentale
  • carenze di micronutrienti (vitamine e minerali) e di macronutrienti (proteine, glucidi e lipidi)
  • stato di malessere
  • anemia
  • disidratazione
  • dimagrimento
  • insorgenza d’infezioni

Parlando di sintomatologia, il sintomo dell’inappetenza più evidente è il rifiuto del cibo:

  • manifesto, ovvero il soggetto rifiuta il cibo palesemente;
  • nascosto, ovvero il soggetto fa finta di mangiare ma trova escamotage per non farlo.

Il secondo caso dovrebbe accendere una spia d’allarme in chi ha a che fare con adolescenti, ecco cosa occorre osservare:

  • il ragazzo/a butta il cibo di nascosto?
  • si reca in bagno e vomita dopo mangiato?
  • vuole piccole porzioni che poi camuffa nel piatto come se le avesse mangiate?
  • trova scuse per assentarsi durante i pasti?

In questo caso occorre chiedere aiuto ad uno specialista.

Non si sottovaluti che tali atteggiamenti, possono essere anche adottati dalle persone affette da Alzheimer ma per motivazioni totalmente diverse.

Fra gli altri sintomi da tener conto troviamo due livelli:

  • fisico ovvero febbre, nausea, dissenteria, segni d’infezioni in corso, tachicardia, alterazioni del gusto, crampi allo stomaco;
  • psichico ovvero ansia, insonnia, tendenza ad isolarsi, parlare poco, crisi di pianto, attacchi di panico, irritabilità.

Quando è il caso di parlarne con un medico?

Quando il periodo di inappetenza si prolunga, volontario o no, si dimagrisce e si perde peso.

Inappetenza: rimedi naturali, alimentazione (cosa mangiare e cibi da evitare) e consigli

Dunque il discorso della perdita di appetito, per cause fisiche o psichiche, non è mai da sottovalutare e va affrontato con uno specialista. Non improvvisatevi medici né tanto meno psicologici. Non incolpate l’adolescente che rifiuta il cibo, non incolpate voi stessi e non perdete la pazienza con l’anziano che non vuol mangiare o il bambino che rifiuta di nutrirsi. Cercate di capire perché e poi cercate un aiuto valido.

Questo è il primo buon consiglio che mi sento di dare.

Quindi, se vostro figlio/a non mangia per capriccio/noia/disinteresse/cambio di gusto?

Fate così:

  1. rendete il pasto piacevole, chiacchierando e scherzando;
  2. proporre cibi diversi e far scegliere al bambino (questo è un compromesso, non chiedete direttamente cosa vuole perché potrebbe scegliere cioccolato o patatine fritte e via dicendo);
  3. non usate il cibo come premio, non dite al bambino che avrà il dolce se finirà la verdura o verrà premiato con il dolce se farà il bravo;
  4. servire piccole porzioni e far fare merenda ai bambini ma non vicino all’orario dei pasti principali;
  5. variare il menù;
  6. non obbligare il bambino a mangiare tutto;
  7. evitare tv, giocatoli o libri, a tavola si chiacchiera e si mangia;
  8. coinvolgere il bambino nella preparazione dei pasti e nell’apparecchiare la tavola con compiti semplici adatti alla sua età;
  9. non mostrare ansia se il bambino mangia poco;
  10. evitare di farli bere prima del pasto;
  11. mangiare ad orari determinati.

Di contro, anche gli anziani non vanno forzati e non vanno sgridati, occorre chiedere loro qual è il problema se sono in grado d’individuarlo, se abbiamo ad esempio a che fare con una persona affetta da Alzheimer ci rivolgeremo ad uno specialista per capire quali sono le tecniche migliori per aiutare la persona. Anche in caso di inappetenza senile occorre assecondare l’anziano nei gusti e nelle porzioni, variare, mangiare sempre agli stessi orari e tenere conto delle sue esigenze fisiche (se un anziano ha difficoltà a masticare o deglutire si sceglieranno cibi morbidi etc).

Cosa può aiutare a stimolare l’appetito in un adulto?

  • un bicchiere di vino bianco prima del pasto;
  • piccoli spuntini durante il giorno;
  • attività fisica quotidiana come una camminata;
  • yoga;
  • bagni caldi rilassanti;
  • staccare la spina e dedicarsi al relax;
  • cucinare con amici e provare cibi nuovi;
  • creare un’atmosfera piacevole durante i pasti.

Vi sono poi dei rimedi naturali che favoriscono l’appetito:

Fra i rimedi fitoterapici troviamo Achillea, Avena sativa ed Ippocastano.

Il fiore di Bach consigliato è Chestnut Bud. Per dosaggi e posologia chiedere al medico di fiducia.

Evitare alimenti pesanti quali fritti, farine raffinate e carni grasse.

Preferire cibi integrali, pesce non molto grasso (sogliola o merluzzo), brodo e minestre, frutta e verdura.

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