martedì, Aprile 16 2024

La santoreggia non è decisamente una pianta aromatica molto nota, eppure la si usa in cucina e nella preparazione di alcuni rimedi naturali come la tisana. Scopriamo insieme le proprietà della santoreggia e quali benefici apporta alla nostra salute.

Furono i greci fra i primi a scoprirne le proprietà terapeutiche, ovvero la ritenevano afrodisiaca ed erano soliti usarle nelle feste dedicate a Dioniso. Proprio per questo motivo nel medioevo la chiesa ne vietò la coltivazione; successivamente furono diversi i medici che la consigliarono contro le affezioni intestinali, le ulcere della bocca, la paralisi e la dissenteria.

Chiamata salsa dei poveri attorno al 1400, successivamente ha acquisito prestigio entrando a far parte delle erbe provenzali, del khmeli-smeli georgiano ed in tante altre miscele d’erbe. Inizialmente era utilizzata soprattutto per infusi oppure come aromatizzante nel vino e nell’aceto, successivamente è divenuta nota in cucina e le è stato assegnato il nome di erba acciuga o erba pepe (i romani la chiavano erba del satiro).

Santoreggia: caratteristiche generali e curiosità

La Satureja hortensis L. o santoreggia domestica, fa parte della famiglia Lamiaceae ed è nota anche come “erba acciughina”, “erba pepe”, “erba cerea” o “Santoreggia estiva”.

Si tratta di una pianta erbacea che cresce spontanea nel mediterraneo, è annuale, può raggiungere i 30 cm ed ha foglie lanceolate, i fiori sono coloro bianco rosato e sbocciano in primavera inoltrata fino all’inizio dell’autunno. Si semina in questo stesso periodo e d’inverno va messa a dimora, i semi non vanno posti in profondità e germogliano dopo circa due settimane; vanno poste a 15 cm l’una dall’altra e vanno diradate dal fogliame in eccesso quando divengono troppo fitte, necessita di molto sole e terreno asciutto, attira le farfalle. Un altro nome con cui è nota questa pianta è erba dei fagioli perché spesso cresce vicino alle piante di questi legumi e la si usa per condirli perché previene le formazioni dei gas intestinali.

Le foglie vanno raccolte prima della fioritura e vanno essiccate, l’aroma è selvatico ma delicato mentre il gusto è forte e pungente.

C’è un’altra specie di questa pianta: la Santoreggia invernale che è una pianta perenne, strisciante con foglie di un verde lucente e fiori candidi, cresce anche nelle condizioni climatiche più avverse.

Santoreggia: proprietà e benefici per la salute

Dunque la santoreggia, molto nota in passato sia in cucina che come pianta officinale, nei giorni nostri viene ancora forse utilizzata nella preparazione delle pietanze ma si è un po’ perso l’uso di questa pianta come rimedio naturale per diverse afflizioni.

Ne rispolveriamo le proprietà della santoreggia:

  • digestiva, indicata per chi ha problemi di dispepsia e quindi digerisce lentamente e con difficoltà;
  • carminativa, molto utile contro la pancia gonfia in quanto aiuta ad espellere i gas che si accumulano nello stomaco e nell’intestino;
  • cardiotonico, ovvero aiuta contro l’affaticamento cardiaco;
  • stimolante, non a caso è famosa per essere afrodisiaca;
  • antisettica, adatta a combattere le affezioni del cavo orale;
  • espettorante, indicata in caso di tosse grassa e bronchi ostruiti dal catarro;
  • antispasmodica, utile contro gli spasmi dolorosi dell’addome;
  • antivirale ed antibatterica, consigliata in caso di mali stagionali quali raffreddore ed influenza (si usa l’olio essenziale in genere);
  • depurativa, in particolare alleata dei reni;
  • antinfiammatoria, utile contro le flogosi dell’apparato respiratorio e dell’apparato urinario;
  • anticolesterolemico, aiuta a regolare i livelli di colesterolo nel sangue;
  • vermifuga;
  • antiossidante, protegge l’organismo dai danni dei radicali liberi;
  • antidiarroico;
  • defaticante.

Viene usata sovente anche contro punture d’insetti per alleviarne il fastidio.

Tutte queste proprietà della santoreggia sono da attribuirsi ai principi attivi che contiene:

  • oli essenziali (eugenolo, carvacrolo, timolo);
  • sali minerali (calcio, sodio, fosforo, potassio, ferro, zinco, rame, manganese, magnesio e selenio);
  • terpeni ( borneolo, nerolo, geraniolo);
  • limonene, cimene, canfene e mircene;
  • vitamine (C, B1, B2, B3, B6 e A).

Santoreggia: tutti gli utilizzi

La santoreggia viene impiegata in cucina e nella preparazione di rimedi naturali. Può esser utilizzata cruda contro:

La si può aggiungere ad un pediluvio o ad un bagno caldo rilassante, in foglie, fiori ed infuso per:

  • tonificare;
  • eliminare gonfiori e stress;
  • purificare la pelle;
  • alleviare dolori muscolari e spasmi.

Ricetta dell’infuso tonificante (per bagni e pediluvi):

  • 20 gr di santoreggia;
  • 20 gr di rosmarino;
  • 20 gr di salvia;
  • 20 di verbena.

Far bollire il tutto per una decina di minuti in un litro d’acqua, far freddare un poco ed aggiungere al bagno. Questo stesso infuso usato con lo shampoo aiuta a rinforzare i capelli.

L’infuso di salvia e santoreggia invece è consigliato come tonico per il viso per mantenerlo giovane e combattere le impurità.

Ricetta della tisana alla santoreggia:

  • due cucchiaini di foglie secche sminuzzate;
  • 250 ml di acqua calda.

Lasciare in infusione 5 minuti, coperto, filtrare e bere prima dei pasti. E’ utile contro:

  • digestione lenta;
  • flatulenza;
  • meteorismo;
  • dissenteria;
  • gastrite nervosa;
  • asma.

Fredda è ottima come tonico depurante per la pelle acneica ma anche per sciacqui contro affezioni del cavo orale.

Sono consigliati impacchi sull’addome contro gli spasmi.

Con la santoreggia si possono preparare anche liquori, sciroppi per la tosse, l’olio essenziale e naturalmente si può utilizzare fresca e sminuzzata per condire svariate pietanze.

Leggenda vuole che se si uniscono in un pezzo di stoffa della santoreggia, della maggiorana e della lavanda s’incontrerà il vero amore.

Santoreggia: controindicazioni ed effetti collaterali

Non sono state rilevate particolare controindicazioni, in ogni informare il medico prima dell’assunzione dei rimedi naturali a base di santoreggia.

Non assumere in caso di sensibilità a uno o più componenti.

Non utilizzare l’olio essenziale puro sulle mucose.

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