Quanti di noi usano il rafano in cucina? Io personalmente preferisco lo zenzero, non sono da confondere, perché il rafano presenta un sapore acre, pungente, leggermente piccante e soprattutto fortemente aromatico e balsamico, paragonabile a quello della senape. Scopriamo le proprietà del rafano, i benefici per la salute, come utilizzarlo in cucina o come rimedio naturale e le eventuali controindicazioni.
Rafano: caratteristiche generali
Il rafano è conosciuto anche con il nome di Barbaforte (anche se il suo nome scientifico è “Armoracia rusticana”) ed è una pianta erbacea perenne originaria dell’Asia, la sua radice è nota per le proprietà medicinali ormai da secoli.
Facente parte della famiglia delle Crocifere, il rafano può raggiungere il metro di altezza, ha foglie ondulate e dentellate mentre i fiori hanno un colore che varia dal bianco violaceo al giallastro. La radice (che in realtà sarebbe il fusto) si presenta carnosa, dalla polpa giallastra o bianca con la buccia ruvida e scura (la varietà giapponese è verde) ed è quello che si usa per ottenere il wasabi. Si raccoglie in autunno ma la pianta deve aver già compiuto due anni.
Come dicevo il sapore è piccante perciò non tutti lo sopportano (se avete mai assaggiato il wasabi vi sarete fatti un’idea, io purtroppo sì).
Il rafano proviene dall’oriente ma è divenuto presto popolare anche in Europa, specialmente in Germania, per poi diffondersi ulteriormente, diciamo che soprattutto inizialmente non era considerato un alimento ma un vero e proprio rimedio naturale.
Rafano: proprietà e benefici per la salute
Sopra parlavo per l’appunto del fatto che per molto tempo in realtà il rafano non è stato visto come un cibo, bensì come un rimedio naturale per diversi disturbi.
Vediamo cosa contiene la radice del rafano:
- minerali: calcio, magnesio, sodio, zolfo, ferro e fosforo;
- vitamine: vitamina A, C, B2, B3, B5, B6 e B1;
- glucosinati: gluconasturtiina, singroside e glucoclearina;
- glicoli dell’olio di senape;
- beta-carotene;
- luteina;
- zeaxantina;
- oli volatili: solfocianato di allile, solfocianato di fenilproprile, solfuro di diallile;
- acidi grassi: omega 3 ed omega 6;
- cumarine, fenoli e resine.
Fra le proprietà curative e terapeutiche del rafano troviamo:
- proprietà antibiotiche, è utile contro l’influenza;
- proprietà depurative, in quanto stimola la diuresi, contrasta perciò la ritenzione idrica e ripulisce l’organismo dalle tossine;
- proprietà antinfiammatorie, protegge le vie aeree e le vie urinarie prevenendo anche la formazione di calcoli;
- proprietà stomachine, favorisce la digestione e contrasta l’inappetenza;
- proprietà antiossidanti, aiuta a contrastare gli effetti dell’invecchiamento;
- proprietà cardiovascolari, migliora la circolazione, l’afflusso sanguigno quindi è un buon regolatore della pressione e migliora l’assorbimento del ferro da parte dell’organismo;
- proprietà antibatteriche, sono forse le più note del rafano difatti impedisce la proliferazione di virus e batteri;
- proprietà fluidificanti, in pochi sanno che ha anche la proprietà di fluidificare il catarro;
- proprietà analgesiche e rafforzanti del sistema immunitario.
Anticamente il rafano veniva utilizzato per curare lo scorbuto dato il suo alto contenuto di vitamina C.
Il rafano è utile anche contro: i dolori reumatici, l’herpes labiale, le contusioni, le infiammazioni del nervo sciatico, la stanchezza, lo stress, l’aumento della glicemia e la decalcificazione delle ossa.
E’ vero che il rafano aiuta a dimagrire? Pare che sì, come tutti gli alimenti piccanti anche il rafano aiuti ad accelerare il metabolismo ed a smaltire i grassi di troppo, anche se purtroppo non lo si trova in molte diete. Non sarebbe un male parlarne con il dietologo.
Rafano: tutti gli utilizzi in cucina e rimedi naturali
Dunque, si sa che il rafano è un ottimo rimedio naturale il problema è che visto il suo grado di piccantezza non è ben tollerato da tutti; quindi io direi di procedere con cautela, anche perché si potrebbe andare incontro a reazioni allergiche.
Il rimedio più diffuso è quello di consumare il succo fresco di radice. Ugualmente è soprattutto in uso il grattugiare la radice fresca sugli alimenti.
Uno dei metodi più comuni per la conservazione del rafano è quello di metterlo sott’aceto.
Con il rafano si fanno soprattutto salse, come la “Salsa Cren”.
Ecco la ricetta della “Salsa Cren”: si grattugia una radice di rafano che si unisce a 100 gr di pane grattugiato, quindi si uniscono due cucchiai di olio evo, mezzo bicchiere di vino bianco e sale qb (anche zucchero volendo per smorzare un po’ il piccante). Si conserva in frigo.
Oltre a questa salsa, con il rafano si possono preparare e condire altri piatti: la frittata ad esempio, ma lo si può aggiungere anche al pesce ed al bollito. Si possono consumare anche le foglie giovani e tenere in insalata o in una zuppa. Preparare la salsa wasabi è decisamente più difficile ma ormai si trova ovunque in commercio.
Tisana di rafano e zenzero: si possono bollire due fette di rafano e due di zenzero e si può bere l’infuso in caso di raffreddore ma debbo avvisarvi che è estremamente piccante.
In cosmesi si può usare contro le macchie della pelle, le dermatiti e l’herpes ma sempre con cautela onde evitare reazioni allergiche. Occorre fare attenzione in caso di cataplasmi e nell’applicare le fette di rafano fresco sulla pelle, specie in caso di dermatite è meglio chiedere al dermatologo prima, piuttosto che rischiare un ustione, l’orticaria o bruciori pazzeschi.
Controindicazioni del rafano
L’assunzione del rafano è sconsigliata a chi soffre di irritazione intestinale, disfunzioni renali, malattie epatiche, allergie, reflusso gastrico ed ulcere.
Non somministrare ai bambini.
Non mangiare rafano in gravidanza o allattamento.
In caso di uso eccessivo può provocare i seguenti effetti collaterali:
- lacrimazione;
- irritazione delle congiuntive;
- stanchezza;
- mal di testa;
- tosse.
ATTENZIONE: Ricordo a chi legge che quest’articolo vuole soltanto esser informativo, pertanto non contiene prescrizioni mediche. Prima di assumere qualsiasi rimedio naturale a base di rafano, chiedere il parere del medico di famiglia.