martedì, Aprile 30 2024

Fin dalla nascita ogni persona ha, all’interno della propria struttura cerebrale, delle funzioni cognitive consce e inconsce che permettono di acquisire conoscenze, sviluppare il pensiero e la comunicazione, percepire suoni e oggetti, muoversi e svolgere le attività quotidiane.

Si tratta di processi mentali che sfociano in comportamenti veri e propri e permettono di relazionarsi correttamente con l’ambiente circostante.

La memoria, l’attenzione, il linguaggio, la percezione spazio-temporale, il movimento, ecc; ogni giorno queste funzioni cognitive vengono utilizzate migliaia di volte per svolgere qualunque compito e risolvere qualsiasi problema, andando a rafforzarsi man mano che si cresce e che le si sollecita.

Quando si manifesta la perdita progressiva di una o più funzioni cognitive, ci si trova di fronte a una condizione clinica che prende il nome di declino cognitivo.

Si tratta di un decadimento che colpisce la capacità di pensiero, memoria e ragionamento di una persona e che va a influire negativamente sulla qualità della vita quotidiana e sulle relazioni personali e sociali.

 

Il declino cognitivo può colpire persone di tutte le età, anche se è una condizione più comune negli anziani. Può dipendere da fattori spontanei, ad esempio l’invecchiamento naturale del cervello o la predisposizione genetica, oppure essere la conseguenza di malattie neurodegenerative, come Alzheimer, lesioni cerebrali o ictus.

Declino cognitivo: quando iniziare a preoccuparsi

Prima di tutto, è importante sapere che il declino cognitivo viene caratterizzato in 3 differenti fasi, a seconda della gravità dei sintomi.

Nella prima fase (declino cognitivo lieve), il deterioramento delle funzioni è leggero: la persona inizia ad avere piccoli vuoti di memoria e attenzione, ma mantiene il suo stato di indipendenza e continua a vivere una vita normale.

Quando i sintomi iniziano a peggiorare, si parla di declino cognitivo moderato: la persona è ancora “presente”, ma inizia ad aver bisogno di più cure e attenzioni perché perde la capacità di svolgere compiti complessi.

Infine, se il deterioramento intacca del tutto il regolare funzionamento delle principali funzioni cognitive, si arriva al declino cognitivo grave: la persona non è più in grado di vivere la propria quotidianità e di essere indipendente.

È quindi importante riconoscere i segni precoci per poter intervenire tempestivamente, primo tra tutti la perdita di memoria a breve termine. Altro segnale è la difficoltà a mantenere alta la concentrazione e a eseguire compiti mentalmente impegnativi.

Inoltre, anche confusione mentale ripetuta e disorientamento sono sintomi da non sottovalutare e importanti campanelli d’allarme che devono spingere a rivolgersi a un medico per sottoporsi a test cognitivi e neuropsicologici approfonditi.

Declino cognitivo: prevenzione e possibili cure

Attualmente, non esiste una cura definitiva per il declino cognitivo. Si possono però mettere in atto alcune strategie di potenziamento cognitivo per rallentare il peggioramento della condizione, come l’attività fisica regolare, una dieta equilibrata ed esercizi mentali stimolanti per la memoria e il linguaggio.

Inoltre, anche l’assunzione di integratori può rivelarsi utile per migliorare la condizione, soprattutto nella sua fase più lieve.

Infine, è fondamentale fornire un supporto adeguato a gestire questa condizione e permettere alla persona di avere una qualità di vita alta.

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